L’italia, con il suo clima temperato e i suoi 8.000 km di coste, laghi e fiumi è uno dei paesi maggiormente esposti ai pericoli legati alla poca confidenza con l’acqua sia in età giovanile ma anche adulta .
Nel panorama mediatico (spot tv, servizi televisivi ecc..) non è raro vedere bambini di pochi mesi che “nuotano” completamente immersi in piscina, ma quelle immagini emozionanti, non danno l’esatta percezione dell’iter acquatico educativo che il genitore deve apprendere e trasmettere al bambino. Al contrario possono generare false aspettative e premature richieste motorie. Nei primi mesi di vita e fino al compimento del primo anno di vita circa, non è l’immersione il fulcro dell’educazione acquatica ma piuttosto favorire la confidenza con l’ambiente acqua. Il gesto di mandare l’acqua sul viso ad un bambino, con la doccia o una ciotolina è di una semplicità disarmante!
Ma se non si affronta al meglio questa “semplice gesto” può divenire una delle cose più difficili da fare e, spesso, con ripercussioni negative sull’apprendimento e la sicurezza percepita dal neonato.
L’acqua sul viso: da scoglio da superare a piacere
La migliore procedura per mandare l’acqua sul viso al bambino, già dai bagnati fatti in famiglia, è quella di utilizzare una ciotolina o un bicchiere di plastica mentre si sostiene il bimbo verticale e con sicurezza (ma non con tensione o ansia).
Evitiamo di effettuare questa operazione quando il bambino è in posizione supina o tende ad iperestendere la testa all’indietro, perché c’è il rischio che possa inspirare l’acqua. Una volta posizionati, quindi, si deve prendere la ciotolina contenente l’acqua e, attraverso una dolce e affabile comunicazione (telecronaca), raccontare al Vostro bambino cosa state facendo.
Per esempio: “…Luca, sei pronto? Adesso la mamma ti manda un po’ d’acqua sul viso, sei pronto? Tre, due, unooo…viaaa!”.
Al via dovrete mandare l’acqua sul viso partendo dall’alto da destra o sinistra della fronte, un po’ più in lato della tempia fino a quando l’acqua scorrerà al centro della fronte (il punto di arrivo della cascata). L’acqua scenderà e ricoprirà le prime vie respiratorie (naso e bocca) del bambino che, in quel mentre, sarà in apnea. Al termine della cascata ricordiamoci di essere sorridenti, di dare rinforzi postitivi al bimbo e infondergli coraggio. Sorrisi, applausi, canzoncine felici saranno di aiuto.
Se le prime volte, soprattutto coi bimbi più piccoli, posso bastare piccoli quantitativi di acqua e poche cascate per ogni bagnato (3 o 4 volte non consecutive), man mano la confidenza con tale gesto crescerà e dai 5 mesi circa si potranno usare via via contenitori più grandi e aumentare il numero di cascate per ogni bagnetto.
In caso di insorgenza del singhiozzo è consigliato attendere che passi prima di versare nuova acqua sul viso.
Quando il bimbo avrà preso confidenza con tale situazione, inizierà a rovesciarsi autonomamente l’acqua sul capo e lo farà con senso di piacere. Durante il bagnetto può capitare che inalino una piccola quantità d’acqua dal naso a causa di manovre errate oppure perché non hanno ancora appreso bene il meccanismo. È probabile che esternino con il pianto il loro fastidio. Quando questo succede compare rossore sul viso ma è del tutto naturale: incoraggiateli e cercate di distrarli dalla momentanea situazione spiacevole con un sonaglio, un giochino, o dei suoni o rumori che possono destare la loro attenzione.
Errori da evitare
L’operazione acqua sul viso rappresenta un cruciale processo di apprendimento per l’acquaticità e il controllo della respirazione di ogni individuo, piccolo o grande che sia. Certi bambini, per mille motivi, esternano alcune volte con il pianto il loro disappunto dato dal “fastidio” di ricevere anche una minima quantità d’acqua su tutto il viso.
Tale pianto induce spesso il genitore a desistere e ad interrompere definitivamente questa operazione con il rischio concreto di far crescere dei bambini acquaticamente limitati e che avranno notevoli difficoltà a fare la doccia ed anche a lavare i capelli.
Supponiamo che abbiate appena mandato l’acqua sul viso al bambino con le modalità sopra riportate e che si sia messo a piangere: bene, in questo caso è opportuno distrarlo, attendere qualche minuto e riprovare in un secondo momento. Se dovesse mettersi a piangere anche le volte successive cercate ulteriori fonti di distrazione facendolo sorridere, utilizzate il ciuccio come premio, utilizzate dei sonagli. usate la vostra fantasia, dolcezza e perseveranza.
L’acquaticità e la confidenza con l’acqua va trasmessa, i bambini piccoli sono nelle mani dei genitori ed è compito di ciascun genitore dare l’imprinting necessario ad un buon percorso di apprendimento, crescita e sviluppo.
Quindi non interrompete mai questa operazione in modo definitivo, perché il pianto è il loro modo di comunicare un fastidio momentaneo che è dato dalla poca confidenza con l’ambiente acquatico e più in generale con una situazione nuova, inattesa, ma vissuta e provata.
Perseverando, attraverso il gioco e una buona comunicazione, vedrete che con il tempo i pianti si diraderanno e poi non si ripresenteranno più quando si troveranno nuovamente di fronte a tale situazione.